un ragazzo è venuto da me con un dolore al petto. Secondo la terapia verbale ciò è dovuto a un dispiacere sentimentale, ovvero si soffre perchè qualcuno non ci corrisponde affettivamente. In effetti il ragazzo aveva lasciato la fidanzata e da li a poco aveva cominciato ad accusare questi dolori al centro del petto, in corrispondenza del cuore, e sulla bocca dello stomaco. Dopo aver preso consapevolezza che il dolore fisico era causato da dispiacere sentimentale e dopo il trattamento, i dolori erano calati ma non risolti del tutto. Il dolore assomigliava a una pressione, compressione, oppressione. Quindi si sentiva oppresso da qualcosa. In effetti, indagando, mi descriveva la ex fidanzata come una persona molto gelosa, che non lo lasciava "respirare" e che lo faceva sentire sotto pressione. Il dispiacere sentimentale era che l'aveva dovuta lasciare per questa estrema gelosia ma lui sentiva ancora un forte legame, non riusciva a lasciarla andare completamente e continuava a sentirla. La presa di coscienza lo aveva aiutato ad alleviare il dolore, ma non del tutto. Infatti mi raccontava che il dolore al petto lo aveva sempre avuto, anche se più mitigato.
Andando ancora più a fondo nel racconto della sua vita abbiamo scoperto che il carattere di questa ragazza era identico a quello della madre: gelosa, possessiva, che voleva tenere sotto controllo tutti i familiari (marito e altri figli compresi). La madre era estremamente oppressiva con tutti e "non lasciava respirare". Un carattere del genere ha come radice una ferita da abbandono e quindi una paura di rimanere sola, un terrore della solitudine. Il problema è che chi ha questa paura di fondo, causata da una ferita da abbandono, più tenta di tenere stretti e sotto controllo i suoi cari e più questi tendono a scappare e cosi la ferita non guarisce, rimane sempre aperta ed è come mettergli sale sopra.
Cosa succede a livello subconscio ? Noi amiamo molto il genitore (in questo caso la mamma) e abbiamo con essa un forte legame. L'impressione latente o il "modello" che abbiamo della figura femminile (o figura maschile per una donna) è modellato su quello di nostra madre (o padre) e cosi nella nostra vita attrarremo donne che assomigliano a lei. Lo stesso vale per una donna nei confronti di suo padre. Quindi attrarremo e ci sentiremo attratti da donne (o uomini) che assomigliano al genitore, e fino a quando non porteremo a consapevolezza questo ripeteremo sempre lo stesso errore. Attiriamo e siamo attratti dal partner che assomiglia al genitore. Tra i diversi partner che avremo ci saranno alcuni che assomiglieranno in modo speciale e "omeopatico" al genitore e da quelli sarà molto difficile separarsi o addirittura non si riuscirà mai a separarsi.
Quando ci mettiamo con un partner che assomiglia moltissimo al genitore (in omeopatia si va per decimali e centesimali per definire il grado di somiglianza di un sintomo a un rimedio) ovviamente non ce ne rendiamo conto, ricordo che tutto questo avviene sempre inconsciamente altrimenti non cadremmo nell'errore, e la storia sicuramente alla lunga non sarà felice, in altre parole quel partner non è la cosi detta "anima gemella". Questo per un fatto molto semplice: c'è un incesto virtuale. Infatti per capire se il partner con cui ci stiamo mettendo è l'anima gemella dobbiamo individuare subito se assomiglia o meno al genitore (fidanzata/mamma - fidanzato/papà), se assomiglia possiamo stare certi che non è l'anima gemella o, per essere meno platonici, non è il partner con cui potremo vivere felici e contenti fino alla morte... e oltre.

Cosa è successo intanto al nostro cliente ? dopo un lavoro di riprogrammazione verbale e costellazione individuale in cui sono state adottate alcune arti e tecniche, siamo riusciti a staccare le due figure mamma/fidanzata nel suo immaginario inconscio mettendole nell'ordinato ruolo e finalmente è riuscito a lasciare andare serenamente la ex fidanzata. Non solo, prendendo consapevolezza che l'origine dell'oppressione era della mamma, abbiamo fatto si che riuscisse a vivere interiormente il rapporto con la mamma con sempre più serentià.

Domenico Lisi